Michele Cordaro, storico e conservatore dell'Arte

quello del cinema, a cui dedicherà successivamente alcuni articoli, impegnandosi a dimostrare la
sostanziale impossibilità di comparare il cinema alla pittura dal punto di vista estetico: sosteneva
che «il cinema, proprio per la sua caratteristica fondamentalmente riproduttiva, non può assurgere
alla condizione primaria della pittura, cioè quella di manifestarsi come realtà conclusa ed autonoma
da qualsiasi riferimento alla natura, staccata da ogni vincolo con la realtà esistenziale, da cui si parte
ma cui non si adegua»
.Ma l’interesse per il cinema si estenderà anche alle questioni conservative che riguardano le pellicole cinematografiche, analizzando come le stesse pellicole in relazione al materiale di cui sono costituite possono danneggiarsi per il logorio fisico e l'umidità.
Sul sito di wikipedia troviamo la testimonianza di una certa Marisa Dalai Emiliani che ricorda come Cordaro "partecipasse con passione alle commissioni d’esame e sottolinea il modo in cui «stupiva studenti e colleghi trasformando molto spesso l’interrogazione in un’avventura intellettuale". Cordaro si trasferisce a Roma e assume diversi ruoli nella capitale: Direttore dell'Istituto Nazionale per la Grafica.
Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova, Brescia e Cremona.
e Direttore dell'Istituto Centrale per il Restauro tra il 1995 ed il 2000; anno in cui trovo la morte il 13 marzo.
Giuseppe Calascibetta
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