Scroppo, dai ritratti all'astrattismo

Autoritratto, 1926, di Scroppo

GUIDO CURTO
TORRE PELLICE
E’ un bel ragazzo dai capelli scuri e il viso affilato, Filippo Scroppo nel 1926. Lo vediamo così in un autoritratto, dipinto a soli 16 anni, da questo pittore che Torre Pellice celebra «a cento anni dalla nascita» con una mostra antologica di opere custodite «nelle collezioni private della Val Pellice». Valle dove Scroppo, di famiglia valdese, giunge nel 1934 provenendo da Riesi, la cittadina siciliana, in cui era nato nel 1910.

La vocazione artistica si rafforza a Torino frequentando l'effervescente entourage di Felice Casorati che nel '48 lo chiama come assistente alla Cattedra di Pittura dell’Accademia Albertina, dove insegnerà fino al 1980. La mostra - curata da Ivana Mulatero e Luca Motto - presenta opere rare come Figure sotto la neve del 1935, il Nudo del 1937: dipinti eseguiti con uno stile vagamente espressionista, e così pure il ritratto della moglie Lucia (1941) e Madre e figlio (1944). Nel dopoguerra adotta un segno più nuovo e sintetico con campiture di vivido colore, come vediamo in un Paese autunnale del 1946. Stilizzazione che prelude alla più celebre fase astratta, quando aderisce al Mac ed è uno dei redattori del «manifesto» torinese insieme a Galvano e Parisot.

Di quella stagione troviamo dipinti belli e gioiosi come Ritmi orizzontali (1951) o i più magmatici Elevazione e Contrapposizioni. Opere queste che lo mettono in sintonia con l’informale di Vedova, ma anche di Hartung. In mostra anche i dipinti eseguiti ad aerografo negli Anni 80, nei quali Scroppo cerca una più evanescente stesura, che diventa quasi estenuata in quadri come Fiori del 1988.

FILIPPO SCROPPOTORRE PELLICE (TO)
CIVICA GALLERIA D’ARTE CONTEMPORANEA F. SCROPPO
FINO AL 18 DICEMBRE  
fONTE: LA STAMPA.IT 04/10/2010

Commenti

Post più popolari