L’Economia di Riesi. 

C’era una volta…il Lavoro a Riesi!


Riesi è un paese dell‟entroterra siciliano, che ha due tristi primati: primo tra tutti risulta il primo paese dell‟Italia che ha visto la maggior parte dei cittadi-ni smobilitarsi per andare a vivere nel nord Italia, per ragio-ni di lavoro e di studio; un dato che ci viene for-nito dall‟Aire (Anagrafe del Ministero dell‟Interno) il quale sostiene che circa il 62% della popolazione è emigrata. Il secondo primato è quello legato alla di-soccupazione giovanile, infatti Riesi insieme agli altri paesi della provincia di Caltanissetta, presenta-no un tasso di disoccupazione del 33,9%, vale a dire che un giovane under 35 su tre è fuori dal mercato del lavoro.

Per poter capire le ragioni di questa “maglia nera”, dobbia-mo analizzare la storia economica di questo territorio. L‟economia riesina era basata essenzialmente su quattro attività fondamentali: l‟estrazione dello zolfo nella miniera Trabia-Tallarita che assorbiva 600 opera riesini; l‟attività agricola che veniva svolta con mezzi rudimentali, ma che dava la possibilità di dare lavoro a quasi tutta la popolazio-ne; l‟attività artigianale, cioè la lavorazione delle “quartare” e dei “canali”; e infine non meno importante l‟allevamento del bestiame che dava latte e formaggi vari. Ma questa real-tà è sparita! Negli anni „70 la crisi zolfifera causata dal me-todo Frasch, impedì lo sviluppo delle miniere siciliane e determinò la chiusura della miniera Trabia-Tallarita. L‟attività artigianale è stata completamente abbandonata per la riduzione della domanda, ma non è stata valorizzata come è stato fatto a Caltagirone. Molti caseifici furono chiusi per la mancanza di competitività che avevano con i supermerca-ti che offrivano i loro prodotti in massa e a prezzi competiti-vi. L‟attività agricola è rimasta l‟unico settore trainante delle economia del nostro paese, che ha conosciuto la rivo-luzione agraria dopo la secondo guerra mondiale, grazie all‟introduzione di diverse innovazioni per la lavorazione della terra che ha sostituito le braccia umane. Tutto questo ha provocato negli anni ‟70 la seconda ondata di emigrazio-ne (la prima si è avuta dopo la seconda guerra mondiale verso l‟America e il Belgio) che ha portato via quasi il 40% della popolazione, che si è stanziata nel triangolo industria-le: Genova, Milano e Torino. In questo periodo storico per dare slancio all‟economia riesina, il Pastore Valdese Tullio Vinay decide di fondare con altri soci di Riesi, Butera e Mazzarino, La Cantina sociale “La Vite di Riesi” in modo da utilizzare le terre circostanti adibiti alla coltura della vite, per realizzare un vino di alta qualità. Vinay continuò la sua opera realizzando l‟azienda tessile e ricamo La Spingula, che dava modo alle giovani donne di portare denaro alla propria famiglia. Il pastore successivamente puntò all‟agricoltura biologica nel Monte degli Ulivi, che gli con-sentì di ottenere un certo successo. Alla fine degli anni no-vanta, l‟imprenditore riesino Pietro Capizzi, con la sola ter-za media, fondò la “Riesi Maglieria”, creando 400 posti di lavoro. Il settore tessile si stava sviluppando al punto che era stata creata nell‟Istituto Pasqualino Vassallo di Riesi, l‟indirizzo tessile in modo da fornire all‟azienda manodope-ra qualificata. Ma questo sogno di industrializzazione del paese fallì, molti persero il lavoro e per questo decisero di emigrare anche loro nel nord Italia (Terza ondata di emi-grazione). Siamo adesso nel 2011, la situazione economia di Riesi come è oggi? Cosa è cambiato dal 2000 a ora? Do-mande che possono ottenere una loro risposta nel prossimo numero.



Giuseppe Calascibetta


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