Urban Legends 


1° Racconto. Il mistero dei Saraceni
Spesso ci sono molte leggende, dove eventi reali e fantastici, si confondono a tal punto che non si riconosce cioè che è vero da ciò che è stato inventato. Parlando di leggende mi viene da ricordare un film che ho visto due anni fa dal titolo Big Fisch di Tim Burton, dove alla conclusione del film l’attore recita che una storia banale può diventare interessante se metti un po’ di inventività.  Ecco quella che vi presentiamo quest’oggi è una storia che mi è stata raccontato da mio nonno, come gli è stato raccontato dai suoi antenati e cosi via dicendo. Pero risulta una storia alquanto interessante da leggere e  scoprire.



La storia inizia a Riesi negli anni ‘50, in una viuzza del quartiere Croce. Tra queste strade piena di grotte utilizzate da molti come abitazioni, strade strette e tutte piene di buche con bambini che gironzolavano e giocavano allu rummulu, c’erano due americani giornalisti che fotografavano le persone, le chiese e le strade di questo comune, fino a quanto non arrivano dietro alla chiesa San Giuseppe e videro un grande spettacolo, una grande vallata verde illuminata dalla luce del sole invernale, e all’orizzonte videro il monte S. Veronica. Si fermarono davanti a quella vista e cominciarono a fotografarlo, più avanti videro un greggio di pecore che stava entrando all’interno del recinto guidati dal proprietario con un vestiario malconcio. Neanche a 100 metri notarono una piccola casa di legno che guardava a dirimpetto al monte. Allora la coppia incuriosita si avvicino al pastore e salutarono “Buon Giorno, le possiamo fare un domanda”, ovviamente con un accento straniero; il pastore si girò e dissi “Buon Giorno, cu siti? Chii vuliti?”. I giornalisti non capivano e chiedevano “Non abbiamo capito, può ripetere la domanda”. Il pastore capi subito che erano di fuori e si sforzo di formulare nuovamente la domanda in italiano. La coppia gli spiegarano che erano due giornalisti e che gli volevano chiedere se gli potevano dare in affitto solo per una notte la casa di legno. Il pastore guardo con perplessità la giovane coppia, e gli rispose “vabbene” che non c’era nessuno problema visto che lui ci abitava li solo per sorvegliare le pecore, e che lui abitava più avanti sempre nella stessa strada con la propria famiglia. Gli americani chiesero “quanto cosa l’affitto”.  Il pastore “nu ci ne problema, nu ni vugliu sordi, si siti cuntenti di dormiri alla ghiacciu, durmitici, poi lu numani su fatti vustri”. Dopo 10 minuti di capire cosa aveva detto il pastore, i due viaggiatori preso gli zaini ed entrarono nella casa. La giovane coppia presero i due saccopelo e li misero per terra, e cominciarono a parlare del fatto che il pastore non era a conoscenza del segreto che erano venuti a costatare. Ogni tanto il marito si alzava, prendeva la macchina fotografica e guardava verso il monte ma niente, dovevano aspettare la mezzanotte di quel ultimo giorno di febbraio, affinchè il mistero si svelava. Per questo puntarono due sveglie nel caso che si addormentassero; ma non fu cosi. Tre minuti prima della mezzanotte, nell’aria comincio a sentirsi un rumore insolito di campane. Il pastore che dormiva sotto le coperte, sentendo questo rumore, salto fuori dal letto e comincio a pensare “Minchia, li picuri mi stannu arrubbanu”. Usci subito dalla porta, guardo verso le pecore, ed erano tranquille nel recinto, alzo gli occhi verso il monte Veronica, e rimase stupefatto di ciò che vedeva. Il monte era tutto illuminato, c’erano tanti piccoli uomini che cantavano e mangiavano, e la montagna cominciava ad aprirsi. Allo scoccare della mezzanotte tutto questo svanì dal nulla nello stesso modo con cui era iniziato. Il pastore tremando dal freddo, penso “mi sa cha alla sira mi ie viviri menu vinu”. E andò a dormire. Alle due di notte i due americani si svegliano e videro l’orario. E capirono che avevano perso l’occasione della loro vita di fotografare il mistero del monte Veronica. L’indomani mattina alle 7, la coppia dei giornalisti si svegliò,e a quel punto chiesero al pastore se stanotte aveva visto qualcosa di insolito. Il pastore divento paonazzo, a quel punto gli racconto cosa era successo la notte. Allora i due americani cominciarono a raccontare che erano venuti a Riesi per fotografare l’apertura di questa monte che ogni anno si apriva. Infatti loro avevano appreso questa storia da un emigrato riesino in america, dove diceva che c’era una montagna che era abbitata all’interno delle grotte, dai saraceni e avevano accumulato un grosso patrimonio di oro, che custodivano all’interno della montagna. Ma un giorno un terremoto uccise i saraceni e l’oro rimase seppellito. E si racconta che ogni 7 anni, la notte del 24 dicembre,  la montagna si sveglia insieme ai suoi cadaveri che festeggiano per pochi minuti. Dopo aver raccontato questa storia gli americani non si videro più a Riesi. 

Giuseppe Calascibetta

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