Storia del Fascismo a Mazzarino
Mazzarino, 1920, durante un comizio fascista |
Era il 24 dicembre
2012, quanto mi recai insieme a un mio amico in piazza a Mazzarino, dove ci
aspettava uno storico, originario di questa terra. Si chiama Gino Varsalona
nato nel 1946, laureato in Lettere e
Filosofia a Catania, e stato docente di latino e greco presso le scuole
superiori; da 10 anni si occupa di svolgere delle ricerche storiche sulla
storia di Mazzarino, utilizzando documenti dall'Archivio di Stato di
Caltanissetta e Palermo.
Uno dei suoi primi
libri si intitola " Vent'anni di fascismo a Mazzarino", un saggio
storico uscito nel 2010 sulla rivista Archivio Nisseno dell'Officina del Libro
"Scarabelli". Tale ricerca è stata ripubblicata apparte nel 2011, e
ripercorre la storia podestatile durante il periodo fascita, dal 1925 al 1945,
periodo in cui è stato in carica Bartoli, che ha imposto in questo periodo, una
dittatura feudale. Infatti i 2/3 delle terre erano in mano alle famiglie
nobili, e il rimanente ai contadini, che non gli permetteva di mantenere e
sviluppare i loro raccolti. Questo impose un aumento delle imposte sul
popolazione per soddisfare i suoi capricci, senza che poteva ricevere qualche
attacco. Questo lavoro di ricerca si è avuto grazie alla ricostruzione realizzata
dallo storico utilizzando la corrispondenza tra il podestà, il prefetto, l'arma
dei carabinieri e le denuncie fatta dalla popolazione anche anonime, cha
attacavano la corruzione di questa famiglia nobile e di come gli introiti di
molte tasse venivano sperperate. A tal proposito lo storico nomina la
costruzione del primo campo sportivo a Mazzarino, costituito per gli svaghi
della delle classi nobili, utilizzando il denaro di tutti i cittadini; impianto
sportivo che è stato costruito su un vecchio cimitero abbandonato.
Su i misfatti di
questa famiglia durante il periodo fascita, troviamo numerosi molti racconti.
Un aneddoto che mi è stato racconto è quello di Beppuzzo Bartoli, che quanto
era bambino si metteva sul balcone e indicava alla zia Pia , che era seduta
davanti alla finestra e teneva in mano un rosario, delle persone. Queste
venivano fatti salire da alcune guardie e il bambino li picchiava, perchè erano
poveri, e lui doveva essere il loro padrone e in cambio venivano pagati. Altre
cose strambe che ci vengono raccontate su Beppuzzo, sono che quando un membro
della famiglia Bartoli moriva venivano appese in tutte le chiesa di Mazzarino
dei lunghi teloni neri, sia all'interno che all'esterno, e alla fine della
funzione religiosa, queste venivano taglia in diverse misure, e Beppuzzo indicava
le persone a cui dovevano essere ragalati questi ritagli per fare i vestiti
logori dei contadini.
Un altra storia
interessante riguarda invece quanto è stato rinvenuto in un pozzo il cadavere
di una giovane donna uccisa da non si sa chi. Un maresciallo dei carabinieri di
Mazzarino cominciò ad indagare sull'omicidio, ma improvvisamente gli arrivo un
ordine da fonti superiori, che dove bloccare le indagini, se no sarebbe stato
trasferito in Sardegna. Lui dissobbedì, continuo e fece confessare un
aristocratico della famiglia Bartoli di essere l'omicida della giovane donna.
Insoma un periodo
nero per Mazzarino, e per tutti i comuni della Sicilia, scandito dal mal
funzionamento del potere totalitario del Fascismo, ostacolato dagli interessi
dei feudatari, che pensavano ai loro profitti senza attuare nessun investimento
in loco, al benessere della popolazione contadina. Ecco perchè all'interno
dello stesso partito si fronteggiarono i nobili feudatari fascisti e i fascisti
nazionalisti che puntavano a un crescita economica ed unitaria in tutta
l'Italia.
Giuseppe Calascibetta
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