Riesi

«Legalità, criminalità e patriottismo»
convegno su Joe Petrosino al "Vassallo"



Riesi. Grande interesse per l'incontro culturale svoltosi sabato con gli studenti dell'Istituto di Istruzione superiore «Rosario Pasqualino Vassallo» di Riesi sul tema "Legalità, criminalità e patriottismo: costruzione del mito di Joe Petrosino nella letteratura popolare tra due guerre mondiali".
La manifestazione, realizzata in adesione al progetto rotariano proposto della Commissione Distrettuale per la tutela e la valorizzazione delle Arti Classiche presieduta dalla prof. ssa Rosa Anna Asaro, in collaborazione con l'Istituto per la Dottrina e l'Informazione Sociale, è stata presieduta dal presidente del Club Valle del Salso, Giuseppe D'Antona, che ha aperto i lavori. Il saluto ai partecipanti è stato dato dal dirigente scolastico Antonio Diblio, dalla responsabile regionale I. D. I. S., Maria Letizia Russo, e dal sindaco di Riesi, Salvo Buttigè.
Per il Distretto 2110 Sicilia - Malta, è intervenuto l'Istruttore d'Area Nicola Sorce, in rappresentanza del Governatore Gaetano Lo Cicero.
All'avv. Luca Bucca il compito di relazionare sul tema dell'incontro e di illustrare la mostra espositiva sulla vita e sulle attività di Joe Petrosino.
Nel corso dell'interessante dibattito, che ha visto anche la presenza di docenti e soci rotariani, è stato fatto omaggio di un cd sulla storia del poliziotto che divenne il simbolo della lotta alla criminalità mafiosa.
La Sicilia 



La Storia di Joe Petrosino

In questo incontro si è voluto raccontare la storia di Joe Petrosino poliziotto italo americano che ha voluto in un primo momento combattere la corruzione della polizia di New York e sopratutto del Bronx, il suo quartiere nativo e la Mano Nera in Sicilia, la stessa che la ucciso. Iniziamo per gradi la sua storia ha inizio a Padula (Salerno), il suo paese natio,  il 30 agosto 1860. 

La sua famiglia emigra a New York nel 1873. Benché molti libri su Petrosino non manchino d’includere parecchia retorica sui poveri italiani costretti a emigrare, in realtà la data – 1873 – è nettamente precedente all’emigrazione di massa (gli italiani in tutti gli Stati Uniti, ancora nel 1878, saranno solo 25.000), e il padre del futuro poliziotto, un sarto, non è tra i più poveri cittadini di Padula. Né per gli standard del tempo, l’adolescente Petrosino – che ha frequentato la scuola elementare italiana – è tra i ragazzi meno istruiti. Ma certo la vita a New York per lui non è facile. Come molti altri giovani immigrati, si mette a fare i mestieri tipici della leggenda americana: lo strillone di giornali e il lustrascarpe. Dopo qualche mese la sua intraprendenza gli consente di aprire un chiosco fisso dove si può acquistare il giornale e farsi lucidare le scarpe in un luogo predestinato: 300 Mulberry Street, all’uscita della Centrale di Polizia. Fa amicizia con diversi poliziotti e nel 1878, a diciotto anni, è assunto nel corpo degli spazzini di New York: un corpo che all’epoca dipende dal Dipartimento di Polizia, il New York Police Department (NYPD).Superando il regolamento (per cui sarebbe troppo basso), il 19 ottobre 1883 all’età di ventitré anni Petrosino riceve il suo distintivo di poliziotto. Come tutti i poliziotti comincia dalla strada, dove le sue battaglie a pugni nudi con aggressori e delinquenti attirano l’attenzione dei giornalisti. Nel 1890 è promosso detective, il che significa che abbandona per il lavoro quotidiano l’uniforme sostituendola con abiti piuttosto formali ed eleganti secondo il gusto dell’epoca (le sue bombette inglesi, in particolare, faranno la delizia dei giornalisti). Nel 1895 il capo della polizia di New York Theodore Roosevelt (1858-1919) – più tardi presidente degli Stati Uniti dal 1901 al 1909 –, che ne apprezza le doti, lo nomina sergente, primo italo-americano a raggiungere questo grado. Fa già parte della Squadra Omicidi e, con il nuovo grado, gli sono assegnate le principali indagini che coinvolgono la malavita di origine italiana.
Proprio seguendo una pista che avrebbe dovuto portarlo ad infliggere, forse, un decisivo colpo alla Mano Nera, Petrosino era giunto in Italia.
La missione era top secret, ma a causa di una fuga di notizie tutti i dettagli furono pubblicati sul New York Herald. Petrosino partì comunque nell'erronea convinzione che in Sicilia la Mafia, come a New York, non si azzardasse a uccidere un poliziotto.
Alle 20.45 di venerdì 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo, suscitano il panico nella piccola folla che attende il tram al capolinea di piazza Marina a Palermo.




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