LUIGI BILARDO, PARTIGIANO, DEPORTATO E CARABINIERE DI MAZZARINO, AGLI ORDINI DEL GENERALE CARLO ALBERTO DALLA CHIESA
Ci sono storie nelle quali ci si imbatte per caso o che il caso vuole che si scoprano per raccontare gli eroismi di uomini e donne, e allora un problema diventa il pretesto per ritornare al passato e riappropriarsene.
Tutto
ha inizio quando a Giosuè Bilardo, stimato medico di Mazzarino in quiescenza, viene
comunicato che la sua abitazione di Palermo è svaligiata dai ladri. Arrivato in loco vede lo studio del padre a
soqquadro e in mezzo a quel disordine trova degli attestati di merito firmati
dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Ha inizio, allora, la ricerca di tutte
quelle voci e testimonianze che hanno conosciuto il padre, Luigi, e da lì la
scoperta della straordinarietà della sua storia, oltre che della persona.
Luigi Bilardo nato a Mazzarino il 07 dicembre 1919. All’indomani
dell’armistizio, Luigi Bilardo, carabiniere in servizio a Roma, decide di
unirsi ai partigiani della città nella lotta di liberazione. Catturato e
deportato nei campi di prigionia come IMI (“internati militari italiani”) vi
rimane per oltre due anni e mezzo fino alla liberazione e, rientrato a
Mazzarino, riprende il suo servizio nei Carabinieri diventando maresciallo a
Palermo e, successivamente, entrando all’interno di un’organizzazione segreta voluta
dal generale Dalla Chiesa per fronteggiare il banditismo e la mafia ed è proprio
dal Generale che riceve un encomio per il suo coraggio (la circostanza è stata salvare
un collega durante un arresto dal lancio di una bombola di gas per mano di un malavitoso).
La
carriera del m.llo Bilardo è costellata di diversi meriti: dall’attestato di
onorificenza per essere stato un partigiano fino alla nomina di Cavaliere della Repubblica Italiana, tutte
medaglie cucite prima ancora sul petto che su una divisa e che il Maresciallo
ha custodito nel più profondo riserbo per tutta la vita.
Due
anni fa inizia, per volontà del figlio Giosuè, anche l’iter per il conferimento
della Medaglia d’Onore al padre sotto la guida dell’Anpi di Riesi, iter avviato
prima ancora della costituzione della sede locale di Mazzarino ma che verrà
seguito da azione congiunta delle due sezioni.
Una
storia che è stata scoperta per caso e il caso ha voluto che il figlio la
scoprisse. Una storia che non possiamo scoprire ed esplorare in maniera
esaustiva, visto che alcuni fatti omessi o in parte riportati sono tenuti
nascosti nei documenti dell’Archivio di Roma, sigillati come Segreti di Stato.
Una storia a cui sto ancora indagando come ricercatore ANPI Sicilia, per fare
sì che tutte queste storie di uomini e donne che hanno dato lustro alla nostra
terra, ma chele istituzioni hanno dimenticato di dare loro dignità. La Sicilia
non è solo terra di mafia, ma è la terra che ha dato coraggio a molti uomini di
ribellarsi a quando sottomissione fisica e psicologica della mano nera della
mafia.
Dott. Giuseppe Giancarlo Calascibetta Dott.ssa Flavia Cosentino
ANPI Riesi sezione Gaetano Butera ANPI Mazzarino Vincenzo Ferrigno
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