Intervista alla scrittrice Samanta Giambarresi. 
Presenta il libro "L'una è l'altra" ambientato a Riesi. 


Giovanni Nicastro insieme a Samanta Giambarresi
Alcuni giorni fa, mi recai in una libreria di Riesi, quando nel bancone della cassa intravidi un libro con la copertina nera con una foto di una chiesa di Catania , con il titolo L’una è l’altra di Samanta Giambarresi. Presi il libro e lessi un piccolo passo, e tra le righe capii che la storia era ambientata a Riesi. Chiesi chi fosse l’autrice… e il negoziante mi rispose che è una giovane scrittrice riesina abitante a Catania. Per questo decisi di contattarla per capire chi fosse, e quali romanzi abbia scritto fino adesso. Cosi gli mando un messaggio per via internet e mi risponde immediatamente. Da qui è iniziata la nostro conversazione. Infatti lei mi racconta che è nata a Mazzarino ed ha vissuto a Riesi fino all’età di 19 anni, quando decide di iscriversi all’università di Filosofia a Catania. Nel 2004 si laurea con la tesi "Perché la poesia: la valenza filosofica nel problema dell'interpretazione". Decide di continuare a vivere a Catania, e comincia a svolgere diversi lavori saltuari, che vanno dalla babysitter, al doposcuola, dalla promoter fino alla collaboratrice per diverse riviste e corrispondente per il quotidiano La Sicilia. Attualmente, oltre ad essere una scrittrice conosciuta, è anche socia dell’azienda Print & Partners che gestisce insieme al marito.Adesso diamo la parola all’autrice Giambarresi, che ci spiega di cosa parla i suoi due romanzi: “Intimo nero con merletti e frati” e “L’una è l’altra”.
S.G. Il primo è ambientato nel dopoguerra in Sicilia e parla dello scandalo dei Monaci di Mazzarino, ma ho aggiunto personaggi e storie che incorniciano tutto; il secondo è ambientato nella Riesi del primo '900 con i drammi che, alla fine, sono quelli che vi stanno tuttora.
G.C. Come è nata l’idea di realizzare questi due romanzi?
S.G“Intimo nero” nasce da una chiacchierata con i miei editori da ritorno da un incontro con Enzo Russo (scrittore di Mazzarino). Chiacchierando venne fuori la storia dei monaci francescani e mi disse di realizzare il romanzo, ma doveva essere "Romanzo" non narrazione giornalistica. Mario Grasso, mentre guidava verso Catania, mi disse, e non lo potrò mai dimenticare, "lo scrittore, ricordati, deve essere un bugiardo!" nel senso che deve essere un creativo. Il secondo libro nasce dalle ricerche che ho fatto per il primo romanzo, per sbaglio mi sono imbattuta nella storia di Riesi del primo novecento, già avevo letto qualcosa all'età di 17 anni, e pian piano si sono formati personaggi e storie.


G.C.  Mi racconti qualche aneddoto particolare che gli è capitato durante la presentazione dei due libri!
S.G. Ricordo un aneddoto del primo romanzo che mi ha fatto venire la pelle d'oca. Due dei personaggi della storia, madre e figlio realmente esistiti vittime di quelle estorsioni, non vivono più a Mazzarino, io, non riuscendo a sapere dove si erano trasferiti, così, mi venne l'idea di "trasferirli" a Caltanissetta; prima dell'uscita del romanzo per uno strano caso venne trasmesso uno speciale proprio su quella storia su rai 3. A metà marzo presentai il romanzo proprio a Caltanissetta e vi stava in prima fila una giovane donna che face degli interventi; alla fine della presentazione si avvicinò per farsi autografare il romanzo e mi confidò che era la nipote di quel ragazzo (ormai adulto), che loro si erano trasferiti a Caltanissetta dopo quella storia ma che lui non vuole parlare di tutta quella vicenda; la signora mi confidò che aveva visto quella trasmissione e poi, sul giornale aveva saputo della presentazione del romanzo. Alle volte la vita è strana.


G.C. Quando ha influito la sua vita reale sulla stesura dei due romanzi?
S.G. La mia vita privata, le mie sensazioni, la gente che incontro per strada, anche le paure e i sogni sono fonte d'ispirazione per i miei personaggi. tra l'altro, per poter scrivere io ho bisogno di due cose fondamentali: liquidi (freddi o caldi in base alla stagione) e musica di sottofondo per ispirarmi. Nel primo romanzo, vi è un personaggio con la fissa della scarpe, una mia debolezza; nel secondo si parla anche di editoria e tipografia, il mondo di cui faccio parte!
G.C. Quali sono le sue sensazioni quando trascrive le sue idee o storie dentro i romanzi?
S.G. Una sensazione particolare, alle volte i miei personaggi prendono vita in una maniera strana e hanno alcuni dei miei vizi e alcune qualità (odio i personaggi perfettivi, belli, buoni e fortunati). Amo scrivere, è il momento migliore; quelli più stressanti sono fare le revisioni, correzioni bozze, e tutto lo stress per far venire alla luce un romanzo pronto per essere letto!

Giuseppe Calascibetta 

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