Palacino, il filosofo-pazzo.
Il filosofo Francesco Debilio Palacino, nacque nel 1820 da Don Pietro Palacino, sindaco del Comune di Riesi, e Teresa Palacino, di distinta famiglia mazzarinese. Da bambino fu mandato a studiare a Palermo, dove si distinse fra i suoi compagni. Dotato di una grande memoria, fu detto il secondo Pico della Mirandola. Si racconta che appena 18 enne, si iscrive all'università di Giurisprudenza, e nei muri dell'universita scrisse la frase “Nostro é l’ingegno, E l’avvenir siamo noi”. Era amato dai professori, stimato dagli studenti. Laureatosi in diritto, se ne venne fra i suoi a studiare, a meditare. Qui. pubblicò un Saggio sulla storia del l’incivilimento umano, libro che gli valse l’ammirazione di quanti lo lessero. Nel 1848 scrisse un proclama al popolo degno della sua penna; per questo proclama doveva poi essere arrestato, ma i suoi parenti lo fecero passare per pazzo. Quando andava a Caltanissetta, il filosofo Debilio veniva accoltocon simpatia e rispetto nel Circolo dei civili. Siccome era malandato nel vestire, così qualcuno lo critica. Il Filosofo Debilio apprendendo ciò entranto nel Circolo disse a tutti i presenti: ‘L’uomo si conosce quando esce da una Società, non mai quando vi entra". Il filosofo passava la sua vita a Riesi dando lezioni gratuite ai giovani; fra gli amici, nel Circolo dei civili, veniva apprezzato e consultato per materie legali. Coprì la carica di delegato scolastico fino al 1883. Amò i suoi figli ai quali lasciò il suo ricco patrimonio. Mori nel 1883 all'età di 61 anni.
Il filosofo Francesco Debilio Palacino, nacque nel 1820 da Don Pietro Palacino, sindaco del Comune di Riesi, e Teresa Palacino, di distinta famiglia mazzarinese. Da bambino fu mandato a studiare a Palermo, dove si distinse fra i suoi compagni. Dotato di una grande memoria, fu detto il secondo Pico della Mirandola. Si racconta che appena 18 enne, si iscrive all'università di Giurisprudenza, e nei muri dell'universita scrisse la frase “Nostro é l’ingegno, E l’avvenir siamo noi”. Era amato dai professori, stimato dagli studenti. Laureatosi in diritto, se ne venne fra i suoi a studiare, a meditare. Qui. pubblicò un Saggio sulla storia del l’incivilimento umano, libro che gli valse l’ammirazione di quanti lo lessero. Nel 1848 scrisse un proclama al popolo degno della sua penna; per questo proclama doveva poi essere arrestato, ma i suoi parenti lo fecero passare per pazzo. Quando andava a Caltanissetta, il filosofo Debilio veniva accoltocon simpatia e rispetto nel Circolo dei civili. Siccome era malandato nel vestire, così qualcuno lo critica. Il Filosofo Debilio apprendendo ciò entranto nel Circolo disse a tutti i presenti: ‘L’uomo si conosce quando esce da una Società, non mai quando vi entra". Il filosofo passava la sua vita a Riesi dando lezioni gratuite ai giovani; fra gli amici, nel Circolo dei civili, veniva apprezzato e consultato per materie legali. Coprì la carica di delegato scolastico fino al 1883. Amò i suoi figli ai quali lasciò il suo ricco patrimonio. Mori nel 1883 all'età di 61 anni.
Giuseppe Calascibetta
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