LA CAPPELLA DELL’ONOREVOLE PASQUALINO È IN PERICOLO!
Nel numero di Agorà del gennaio 2011, si è voluto raccontare la storia di un riesino che dà lustro alla storia del nostro paese: l’onorevole Rosa-rio Pasqualino Vassallo, nato il 13 agosto del 1861 a Riesi e laureatosi in giurisprudenza all’Università di Catania, nel 1916 viene nominato Sottosegretario di Stato alla Giusti-zia e nel 1920, con il governo Giolit-ti, diviene Ministro delle Poste e Te-legrafi. Il 25 marzo 1950, il Vassallo muore a Roma all’età di 89 anni e le sue spoglie vengono traslate a Riesi, nella cappella di famiglia, dove tuttora riposano ignorate dai più, con quelle del notaio Giuseppe Pasqualino Vassallo e di Pietrina Barbera Oliveri, vedova del notaio Pasqualino. La cappella gentilizia in questio-ne non è solo il sepolcro di un emerito cittadino di Riesi, ma rappresenta anche un prezioso bene architettonico da preserva-re, come la parte monumentale e storica del cimitero di Riesi, luogo dove si localizzano una serie di interessanti sepolture, testimonianza dell’architettura di inizio Novecento. La cappella Pasqualino Vassallo, allo stato attuale, versa purtroppo in uno stato di grave degrado dovuto all’incuria, al furto di diversi ele-menti architettonici e alla totale assenza di una pur minima ma-nutenzione ordinaria che, in assenza dell’intervento dei proprie-tari, o dei loro discendenti, potrebbe essere pianificata su dispo-sizione dell’assessore competente al ramo. Il tempietto funebre presenta, sia pur in modo frammentario, un’interessante deco-razione architettonica (testimonianza di un’arte della lavorazio-ne della pietra che a Riesi vedeva al lavoro anche il padre del pittore Filippo Scroppo) ricca di simbologie che meriterebbero uno studio approfondito: dagli inquietanti capitelli, dove la raf-figurazione simbolica del Cristo in forma di pellicano (antico simbolo cristiano che si spiega con la leggenda secondo la qua-le questo uccello nutrisse i suoi piccoli col proprio sangue col-pendosi col becco sul petto, in analogia con il Salvatore che offre il proprio sangue per la salvezza dei propri figli/fedeli) si affianca alla rappresentazione della morte in forma di teschio e tibie, alla piccola scultura di coronamento, un giovane angelo (?) che eleva la sua preghiera mesta al cielo. L’interno, devasta-to dal guano dei colombi, reca ancora tracce del piccolo altare e del piedistallo che reggeva, sino a qualche decennio fa, il busto ritratto dell’onorevole Pasqualino Vassallo, asportato (in attesa del restauro del monumento) venne ospitato “temporaneamente” presso la presidenza del nostro Liceo Scientifico che, ironia del destino, porta il nome dell’illustre riesino, la cui tomba oggi soccombe all’incuria. Il degrado che qui si vuole evidenziare, al di là dell’oltraggio alla memoria storica della città, presenta anche aspetti legati alla sicurezza e all’incolumità di chi quotidianamente si reca al cimitero: oltre al pericolo di eventuali distacchi di materiale lapideo, va segna-lato che all’interno, la rottura della lapide in basso a sinistra rende visibile (… dall’esterno!!!) un angolo ammalorato della bara di legno del notaio Pasqualino, ivi custodita. Alla luce di quanto evidenziato, meritorio e auspicabile sarebbe l’intervento dell’amministrazione comunale, in relazione al recupero del manufatto architettonico, mentre la presidenza e la docenza del Liceo Scientifico “Rosario Pasqualino Vassallo” di Riesi po-trebbero giustamente onorare la memoria del personaggio di cui si ricorda il nome, attraverso un’attività progettuale e didattica mirata a recuperare e promuovere la figura di questo illustre riesino. E restando nell’ambito del nostro cimitero monumentale di Rie-si, preme segnalare anche la scultura dell’angelo meditabondo che giace abbandonata all’ingresso. La statua, una delle poche opere d’arte scultorea presenti in città e ascrivibile all’attività degli scalpellini su men-zionati, un tempo accoglieva e ammo-niva i visitatori dall’alto: era colloca-ta, infatti, sulla copertura del corpo d’ingresso, sopra la scritta “Fummo come voi, sarete come noi”. Per que-sta scultura basterebbe una colloca-zione più consona e, in mancanza di un museo locale, le si potrebbe assi-curare una collocazione in una chiesa o nel palazzo municipale.
Giuseppe Calascibetta
Attilio Gerbino

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