Interno del sotterraneo della Chiesa S. Crocifisso con lo scrittore  Mirisola. 

I sotterranei di Riesi


Il noto storico riesino Salvatore Mirisola, autore di numerose pubbli-cazioni sul passato di Riesi, ha riscoperto i beni culturali che sono presenti nel nostro territorio. Questi si possono suddividere in due categorie: quelle visibili all’occhio nudo e altre che si trovano sottoter-ra prevalentemente all’interno delle cripte della Chiese. La prime comprendono gli affreschi presenti all’interno della chiesa Madre realizzati dal pittore palermitano Agostino Gambino intorno al 1751 per volontà dei Pignatelli. Poi troviamo l’opera del Crocifisso Nero, un opera di Giuseppe Aprile, un intagliatore in legno di Canicattì ope-rante a Licata nella seconda metà del 1700. Sopra l’altare troviamo la statua della Madonna della Catena, che è attribuita o al Quattrocchi o a Girolamo Bagnasco, che sono due famosi intagliatori siciliani. In oltre troviamo il Cristo Vivo che si trova nella cappella dei Setti Dolori che si trova nel lato sinistro rispetto alla navata principale. Invece nell’al-tra cappella troviamo il Cristo Morto. Altre opere religiose che pos-siamo ricordare sono: il crocifisso in carta pesta che si trova nella chiesa S. Salvatore che è del 1690, la statua di San Giuseppe realizzata dall’artista Filippo Quattrocchi e poi tutte le costruzioni realizzate nel servizio Cristiano progettate da Leonardo Ricci. Un altra opera è il complesso monumentale dello zolfataro realizzato dallo scultore riesi-no Onofrio La Leggia. Le opere invisibili comprendono la cripta della chiesa del Santissimo Crocifisso che conteneva le ossa di defunti riesi-ni e che è stata svuotata nel 1972 ad opera di Don Scuderi , che l’ha trasformata in un luogo di esposizione di opere d’arte, inserendo la bellissima via Crucis del professore Gallo. La cripta di San Giuseppe è chiusa e non è stata mai stata esplorata; invece quella della Chiesa del Rosario pare sia stata riempita nel 1950, quando è stato demolito il tetto della chiesa che era pericolante. Invece per la chiesa della Ma-donna della Catena ci sono documenti più precisi, che sostengono a chiare lettere la presenza di questa cripta. Il sotterraneo era suddiviso in diverse sezioni, ciascuna delle quali veniva attribuita ad ogni singo-la famiglia, e questa ubicazione veniva inserito nell’atto di morte. Per esempio le famiglie nobili venivano seppellite vicino all’altare e paga-vano 15 Tarì, che corrispondono a 80 euro. I corpi prima di essere seppelliti venivano inseriti all’interno degli scolatoi , cioè dei punti dove i cadaveri venivano posizionati per farli asciugare. Chi non pote-va pagare, veniva inserito nelle fosse comuni, suddivise per categorie in relazione al sesso, all’età e al ceto sociale . Però non sappiamo do-ve si entrava. Lo storico afferma “suppongo che ci sia una botola all’interno della chiesa; invece l’entrata principale era all’esterno. Sappiamo per certo che nel 1868, il sindaco Jannì ha fatto costruire un cimitero in contrada Due Palmenti, all’esterno del centro abitato. Dopo tale data, questa cripta è stata chiusa. E da quel momento in poi nessuno ha mai messo piede”. L’avvocato Mirisola per questo invita i Beni Culturali a trovare i finanziamenti per realizzare un sondaggio necessario a capire se esiste ancora la cripta. “Questo sarebbe molto importante per la nostra storia, poiché nel suo interno troviamo le ricchezze e le miserie di Riesi di almeno due secoli e mezzo”.
Giuseppe Calascibetta

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