Calogero Boccadutri e l'antifascismo nel nisseno
Calogero Boccadutri. Nato a Favara il 22 luglio 1907, morto
a Caltanissetta il 17 luglio 1992. All'età di sette anni rimane orfano del
padre, piccolo imprenditore che con i carretti trasporta merci e zolfo da e per
la stazione di Aragona Caldara.
La circostanza alimenta una serie di rovesci familiari che
!o costringono, unico maschio della famiglia, a lasciare la scuola per il
lavoro: prima in miniera e poi nella costruzione di tratte ferroviarie. A
diciassette anni, preso nel vortice dell'ambiente turbolento di Favara, viene
coinvolto in un furto e preso in una delle retate del prefetto Mori. Sconta
oltre sette anni di carcere duro. Da San Gimignano a Civitavecchia.
ln carcere matura la sua scelta di vita quando incontra i
comunisti e tra questi Terracini che ne parlerà come di un comunista sobrio,
attento e disciplinato. Aderisce al partito Comunista clandestino con il nome
di Luzio q quando esce dal carcere nel '31, prende i contatti con Salvatore
(Totò) Di Benedetto componente del Centro lnterno del Partito a Milano.
Costituisce le prime cellule a Favara e nella provincia di Agrigento.
ll Partito gli 'chiede di trasferirsi a Caltanissetta per
organizzare la rete clandestina in quella provincia dove si trasferisce tra
molte difficoltà nel '32. A Caltanissetta si collega dapprima con Pompeo
Colajanni e Nicola Piave, figure note ai fascisti e fortemente controllati. Con
le cellule comuniste clandestine, costituite nelle province di Caltanissetta e
Agrigento, e la diffusione di documenti del Partito tesse una fitta rete
composta da centinaia di compagni che alimentano l'attività antifascista:
contadini, minatori, impiegati, studenti, e tra questi Emanuele Macaluso che lo
seguirà sempre nei suoi itinerari, e, poi, Gaetano Costa, Gino Cortese, Leonardo
Sciascia, il quale lo ricorderà sempre con sentimenti di amicizia e ne scriverà
in alcuni scritti.
Mentre svolge il lavoro di copertura tra miniere e imprese
di costruzioni stradali, tiene i collegamenti del centro della Sicilia con il
Centro lnterno del Partito di Milano e con compagni di Reggio Calabria e
Messina. Mantiene i rapporti con i compagni di Palermo, di Catania, di
ira-pani, Siracusa e Ragusa, tiene i collegamenti con i socialisti e con
Giuseppe Alessi dei popolari di Caltanissetta e con gli antifascisti Guarino
Amella e Pasqualino Vassallo. Nel giugno del '43 incontra Elio Vittorini nel
suo viaggio politico in Sicilia e in quell'incontro si stabiliscono le
iniziative per abbattere il regime nazifascista e dare vita ad un governo
popolare e democratico. Vittorini si informerà continuamente di Boccadutri e
ricordera sempre con commozione e affetto il suo incontro con
"Luzio".
Lo sbarco degli americani nel luglio del '43 lo coglie
mentre, dopo il convegno dei comunisti a Lentini, e diretto a Ravanusa per
stampare I'appello insurrezionale di Lentini. Non potendo rientrare a
Caltanissetta si dirige, a piedi, a Favara, il suo paese, e lì organizza il
governo della città che accoglie gli americani, proponendo come Sindaco
Salvatore Amicò, valente artigiano favarese e figura esemplare di correttezza
ed onestà. Nel frattempo impegnando la rete delle cellule del Partito organizza
l'approvvigionamento alimentare di Favara che era rimasta senza.
Quando gli americani, con un pretesto, destituiscono il
Sindaco Amico, organizza insieme ai compagni una manifestazione così imponente
e determinata da costringere il comando americano a riconsegnare il governo del
paese nelle mani del Sindaco Amico. Rientrato a Caltanissetta dopo qualche'
giorno, viene arrestato dagli americani e portato prima ad Agrigento e poi a
Palermo all'Ucciardone.
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