- L’odore del Grisù-
testimonianza di
Francesco Pistone
Francesco Pistone racconta:
"Intorno agli anni
’70, la miniera Trabia-Tallarita venne chiusa, e fummo tutti trasferiti a
lavorare alla miniera La Grasta, che si trova vicino Delia. Qui mi venne
assegnato il compito di lavorare come ricevitore all’esterno della gabbia. Questa miniera era composta da tre livelli, e
le condizioni di lavoro erano ben diverse da quelle di Riesi. Qui c’erano le
docce, si lavorava vestiti con la tuta e l’elmetto; le gallerie erano foderate
da diversi blocchi di cemento, che sostenevano in maniera sicura la roccia
sovrastante. Il sottosuolo di questa miniera presentava un anomalia: la
mancanza di argilla. Questa significava che non c’era nessun pericolo per noi
operai di entrare in contatto con il grisù. Per tutto il tempo che ci ho
lavorato, in questa zolfara sono successi solo due incidenti.
Un giorno un
operaio di Riesi, che si chiama G. R. , sale sul tetto di un edificio
utilizzando la scala esterna. Nel momento che mette il piede sulle tegole, scivola,
e cade dritto in piedi all’interno della cabina elettrica che forniva
corrente a tutto l’impianto. In quel
momento io ero vicino alla gabbia e vidi di tutta la scena. A quel punto
cominciai a correre verso la cabina e gli ordinai di stare fermo. Spengo
l’interruttore esterno della cabina e riesco a liberarlo senza nessun livido.
Un altro incidente è avvenuto a un mio compagno di lavoro mentre
saliva con la gabbia. Lui era una persona molto allegra e gli piaceva scherzare.
Purtroppo aveva il brutto difetto, che si doveva muovere sempre anche quando
eravamo dentro la gabbia. Un giorno era abbastanza stanco, ed era forsennato
nei suoi pensieri. Mentre salivamo verso la superficie, si sporge fuori dalla
gabbia perché era convinto che eravamo arrivati, e rimane schiacciato tra il
muro del pozzo e la gabbia in movimento.
Negli anni ’80
tra le miniere della provincia di Caltanissetta inizia a circolare la voce che
molte zolfare attive dovevano essere chiuse. Per questo aumentavano gli
incontri tra noi zolfatari e i sindacati. In uno di questi , ci dicevano che la
miniera la Grasta doveva chiudere definitivamente, e che per noi zolfatari
non c’erano altre alternative occupazionali
. Questo sollevo notevoli polemiche. Alla fine della seduta, il direttore della
miniera si avvicina e dice: “Sig Pistone, stia tranquillo che questa miniera
non chiude. Parola mia”. A questo punto io e il direttore facciamo una scommessa
giocandoci l’amaro siciliano da offrire a tutti i miei colleghi. Io ero
perfettamente convinto che la miniera doveva chiudere. Dopo quindici giorni arriva la risposta del
sindacato che la miniera sarebbe rimasta attiva. A questo punto mantenni la promessa, comprai
l’amaro, e lo portai alla miniera. Il direttore offri l’amaro a tutti gli
zolfatari e disse “bevete alla faccia di Pistone, che diceva che la miniera doveva
chiudere”. Dopo un mese, ritornarono
nuovamente i sindacati a comunicarci che la Regione Siciliana voleva chiudere
La Grasta, e che tutti gli zolfatari presenti dovevano andare in prepensionamento.
Molti votarono a sfavore di questa opzione, perché volevano ancora
continuare a lavorare nella miniera.
Invece un piccola minoranza era a favore e cercava di fare capire agli altri
che era una buona opportunità Ma non ci fu verso di farglielo comprendere. Dopo diversi giorni, tutti noi votammo a
favore di questa proposta. Appena finì la riunione, il direttore della miniera
si avvicino e mi disse: “questa volta ai vinto tu”. Fu cosi che questa volta
offri lui l’Amaro Siciliano per tutti noi zolfatari, e gli dissi: “bevetevi
l’Amaro alla faccia del direttore”. In questa maniera termino definitivamente
la mia vita da zolfataio".
Intervista
rilasciata da Francesco Pistone, marzo 2010. A cura di Giuseppe Calascibetta
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