La carrozza della Santa recenzione critica di Alessia Volpe

 Era il 2018 quando per la prima volta, l’autrice Cristina Cassar Scalia, presenta al mondo e agli appassionati del crime il personaggio di Giovanna Guarrasi, per tutti “Vanina”, vicequestore della mobile di Catania, attraverso il primo romanzo che la battezza, “Sabbia nera”. 




Quest’anno Einaudi pubblica “La carrozza della santa”, sesto libro della serie, non che sesta indagine di Vanina che la vede nuovamente impegnata nella risoluzione di un crimine questa volta forse dalle corde un po' “dissacranti”, per certi versi, poiché si consuma nel bel mezzo dell’evento più sentito e amato da tutta la città di Catania: le celebrazioni della festività della patrona S. Agata. 

Ed è proprio all’interno di una delle due carrozze del Senato, o come Vanina, da buona palermitana non si risolveva a chiamarla diversamente, “la carrozza della santa”, che viene trovato accidentalmente da due studentesse straniere in vena di curiosarvi all’interno, il corpo di un uomo sgozzato che giaceva immerso nel suo sangue.

Si tratta di Vasco Nocera, ricchissimo possidente seppur nullafacente ma particolarmente devoto per via di una promessa fatta alla Santa insieme a suo padre, dopo essere usciti indenni da un tragico incidente stradale che aveva però voluto la morte di una donna. 

Dopo una serie di preliminari indagini, Vanina, con la complicità della sua squadra e del suo fedelissimo amico non che commissario ormai in pensione Biagio Patanè, si rende conto che i primi sospetti cadono su una donna legata da ambigue relazioni alla famiglia Nocera la quale, dopo la scoperta del cadavere fa perdere completamente le sue tracce. Ma sono diversissime le piste su cui in seguito Vanina si ritroverà ad indagare, scavando più in profondità tra le relazioni della vittima, i suoi legami familiari, i rapporti di amicizia, un amore segreto a tutti… e infine la verità sugli effettivi proprietari di tutti i suoi possedimenti immobiliari. 



Tuttavia, ciò che succede a Catania è solo una parte di ciò che occupa i pensieri e le notti insonni di Vanina. Quest’ultima infatti, prima del suo trasferimento a Catania, era impegnata a Palermo nelle indagini di alcuni omicidi compiuti da alcune famiglie mafiose, colpevoli tra l’altro della morte di suo padre. Spesso infatti Vanina, si troverà divisa tra le due città, da una parte i suoi doveri come vicequestore a Catania, e dall’altra i suoi conti in sospeso, e si direbbe anche prettamente personali, a Palermo. 

Certamente la Cassar, con Vanina, ha saputo disegnare un personaggio molto particolare, mascolino oserei dire, intraprendente, testardo, dal carattere forte e dal polso fermo non solo nei confronti dei suoi sottoposti ma persino verso quello che viene definito “il grande capo”, suo superiore in questura. Un personaggio che infrange tutti gli stereotipi già sviliti e ben conosciuti della letteratura classica e non, un personaggio che per certi versi, da molti è stato avvicinato a quello dell’ispettore Montalbano nei celebri romanzi del maestro Camilleri.

Una “Montalbano in gonnella”, che però a parte la ruvidezza del carattere dei protagonisti di ambedue le piece, la scelta linguistica particolare del dialetto siciliano che si intreccia all’italiano, e naturalmente, la comune scelta di approcciarsi entrambi al genere crime, i due scrittori non potrebbero essere più diversi. 

Sebbene una bella e profumata Sicilia faccia da sfondo e allo stesso tempo si fa protagonista diretta nelle storie di entrambi gli scrittori, c’è nella Cassar come un’evidente inesperienza nei confronti del genere in questione che invece sembra essere l’ambiente naturale dove gravita indisturbata la mente “criminologica” di Camilleri, un mondo di carta dentro alla quale i personaggi sanno sempre cosa fare, dove andare senza alcuna esitazione. C’è una tale perspicacia, e una così grande consapevolezza nelle intenzioni di ogni singolo attore nelle sue storie da far pensare, a volte, che il maestro si sia lasciato ispirare da fatti reali nella costruzione del suo universo letterario. Nessuna sbavatura, nessuna contraddizione, nessuna esitazione, come se Camilleri avesse maturato attraverso un’esperienza personale la psicologia criminale e quella della giustizia che sa come perseguire il crimine con astuzia e sicurezza. Il personaggio e l’autore si confondono in una sola cosa.

Ne “La carrozza della santa” gli intrecci sono certamente vivaci e la scrittrice riesce a mantenere alta la curiosità del lettore, tuttavia la trama è come un fuoco tiepido, scarsa la suspence, una storia dai contenuti scorrevoli, privi di sostanziali colpi di scena e per certi versi alcune conclusioni si mostrano anche piuttosto prevedibili.

Lo shock che suscita la scoperta del cadavere a inizio narrazione purtroppo scema via via che la storia prende corpo e si avvia verso la fine come indisturbata, senza troppi cavilli ne impedimenti annullando lo sgomento e l’effetto “fiato sospeso” che ci si aspetta immergendosi in letture come queste.

A parte questo, però, è impossibile non affezionarsi ai personaggi, che svelano il loro carattere umano e compassionevole nascosto dalla divisa che sono costretti a portare. Il legame e il rapporto di amichevole complicità che unisce la squadra alla sua capa, induce ad un sorriso spontaneo, soprattutto perché è ciò che contraddistingue noi siciliani, la capacità innata di conservare il sole nel cuore e saperlo di conseguenza regalare a chi purtroppo non lo possiede. La stessa Vanina, che all’inizio si presenta come una donna seria, austera e tutta ad un pezzo, alla fine del romanzo non può che abbandonarsi anche lei ai desideri del cuore e raggiungere finalmente il suo amato Paolo a Palermo, tra le cui braccia sa bene avrebbe trovato la pace e la serenità tanto agognata. 

E quando finalmente la storia sembra volgere al termine nel migliore dei modi, ecco che la Cassar, come attraverso un capovolgimento di eventi, lascia in sospeso il lettore, appeso ad una serie di domande che naturalmente richiedono una risposta. 

“Ma l’amica Giuli, perché non riesce ad arrivare in America?”;

“E le indagini palermitane? Come si chiudono alla fine?”

Sembra quasi che nella mente della scrittrice possa esserci l’idea di un sequel, che preveda naturalmente la risoluzione di questi enigmi e di tanti altri, all’interno del successivo romanzo… aspettando le prossime indagini del vicequestore Giovanna Guarrasi.


Dott.ssa Alessia Volpe 









                                                                                                   







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