I 60 anni del Servizio Cristiano a Riesi: un’utopia fondata dal pastore Tullio Vinay. Intervista a Gianluca Fiusco, direttore del Servizio Cristiano.

 

I 60 anni del Servizio Cristiano a Riesi: un’utopia fondata dal pastore Tullio Vinay.

Intervista a Gianluca Fiusco, direttore del Servizio Cristiano.

di Giuseppe Giancarlo Calascibetta

 


Il Servizio Cristiano è una opera valdese, nata dalla volontà e dall’utopia del pastore e senatore Tullio Vinay, nel 1961. Una comunità, un luogo di impegno sociale, culturale, educativo e anche artistico. Un’immensa struttura immersa negli ulivi, realizzata e progettata dall’architetto Leonardo Ricci. Il Servizio Cristiano attualmente è gestito dal pastore Gianluca Fiusco, che da più di 10 anni opera sul territorio di Riesi.   

 

Nell’arco di 60 anni come è cambiato il Servizio Cristiano a Riesi?

 In 60 anni è cambiato il mondo e, oggi, anche già dopo pochi giorni tutto cambia. Così anche il Servizio Cristiano è mutato. Sono cambiate le persone, inevitabilmente. È cambiato il modo di fare le cose, l'arrivo della tecnica e della tecnologia, della modernità ha certamente semplificato e modificato molte delle attività svolte. Anche il contesto di Riesi è cambiato: in meglio ma anche in peggio. La Riesi di oggi non è certo quella degli anni '60 con la povertà visibile e concreta, gli zolfatai, i contadini schiavi della terra, e l'oppressiva presenza della mafia. Oggi Riesi è una città che vive enormi contraddizioni che, nel contesto delle aree interne, sono ancora più stridenti perché si accompagnano alle difficoltà che questi territori hanno di superare il gap, la distanza, con lo sviluppo che sta investendo ed ha investito le aree costiere della Sicilia e che non si è mai veramente manifestato nelle zone rurali. Molto, quindi, è cambiato ed è indubbio che la Riesi di oggi ha fatto passi in avanti. Il Servizio Cristiano ha seguito questi cambiamenti. Alcuni li ha anche promossi e accompagnati: si pensi allo sviluppo culturale degli ultimi anni con tutte le iniziative di respiro internazionale portate a Riesi. Oppure l'avanguardia dell'agricoltura biologica fin dagli anni '60. Ed ancora l'innovazione pedagogico-organizzativa delle Scuole, un modello educativo che è riconosciuto anche fuori dal contesto locale. E, in ultimo, l'avvio di attività diagnostico riabilitative, della piscina che, pure in piena pandemia, abbiamo in una qualche maniera promosso e sviluppato. 



 

Che influenza ha avuto Danilo Dolci nella visione del Servizio Cristiano di Tullio Vinay? 

 L'influenza di Danilo Dolci sulla visione di Vinay, devo dire, non c'è stata. Nel senso che le esperienze, più o meno coeve, quella di Partinico e di Riesi intendo, hanno avuto momenti di dialogo intenso sempre in una prospettiva autonoma e indipendente l'una dall'altra. L'arrivo di Vinay a Riesi era stato già preceduto da alcuni contatti con Danilo Dolci e a Tullio Vinay, proprio prima del suo arrivo in Sicilia, era stato contattato da un noto esponente nazionale del PSI, di origine siciliana e deputato alla Costituente, credo fosse Lombardi, affinché prendesse in dono un immobile nel Palermitano per farci "qualcosa di sociale". Vinay rifiutò sempre la logica del "colonialismo". A Riesi questo non si sa, perché in genere più che sapere, perciò studiare, si preferisce parlare. O, addirittura come mi è capitato di leggere qualche mese fa ma di recente, in occasione di un anniversario locale, fatti e circostanze mai approfonditi. Insomma c'è ancora chi scrive per sentito dire, senza aver approfondito, studiato, essersi documentato. E magari si erge a storico. Addirittura della storia del Servizio Cristiano. Ma, dicevo e tornando a Vinay, egli ricevette questa offerta generosa e anche pressante, eppure la rifiutò indirizzandola a Danilo Dolci e Pietro Valdo Panascia che meglio avrebbero saputo fare in quel territorio. Negli anni il rapporto tra Vinay e Dolci fu intenso ma anche scostante. Vinay aveva una visione più cosmopolita dell'azione locale: per lui Riesi non era il luogo in cui tutto iniziava e finiva. Era il punto da cui partire e anche tornare ma da cui guardare il mondo e dal mondo lasciarsi interrogare. Non rinunciò mai, tuttavia, a dare una mano all'amico Danilo: in termini di contatti, relazioni con l'estero, etc... Affinché l'opera di Partinico potesse ricevere un libero e giusto sostegno. Anche in questo si denota la grandezza di un personaggio metastorico, Vinay appunto, il quale non coltivò mai interessi personali in quel che fece. Rimase sempre un uomo umile. Colto, intelligente, inquieto, ma profondamente umile.

 

Quali sono state e quali sono le difficoltà ad integrarsi con la cultura del luogo? 

Fin dal principio il gruppo che accompagnò Vinay non era composto solo da persone estranee: alla Sicilia, al Sud, a Riesi. Tra loro, è utile ricordarlo, c'era un riesino "doc": Rocco Alabiso. Il ruolo di Alabiso fu sempre quello di aiutare la comunità residente del Servizio Cristiano a comprendere una cultura che poteva apparire - siamo negli anni '60 - arcaica a chi arrivava da altri luoghi e nazioni. Tuttavia il gruppo, e in particolare alcune persone come Giò, il figlio di Tullio, ma anche la moglie, Fernanda, oppure Letizia Broz o Elisabeth Blank, per citarne solo un paio, decisero che il contatto col territorio non dovesse essere solamente mediato. In prima persona scesero per le strade, si "contaminarono" col territorio. Nel senso più bello e positivo: raccolsero amicizie, collaborazioni. Fu grazie a loro, e a molte altre persone, che il Servizio Cristiano non fu respinto da Riesi e venne piano piano, anche se non sempre, ad integrarsi con una parte della società riesina. E, non dimentichiamo, tutte le maestranze e non pochi professionisti che parteciparono alla costruzione del Servizio Cristiano, erano riesini o comunque del territorio.



 

Perché avete deciso dopo 60 anni di pubblicare il diario  del pastore Tullio Vinay "Giorni a Riesi"?

La decisione di ripubblicare il diario di Tullio e Giò Vinay, integrata da parte del mio diario di questi anni, covava da tempo. Da anni le ultime copie di quel testo andavano diminuendo mentre l'interesse e la richiesta non accennava a spegnersi. Poco prima della pandemia si era arrivati alla determinazione di ripubblicare il volume ma la postilla era, appunto, di ampliarlo con un testo che facesse da ponte con l'attualità. In questi 14 anni di direzione del Servizio Cristiano ho tenuto un diario della mia esperienza. Di quel che mi è accaduto e di quel che ho vissuto. Ero scettico, molto scettico di dare accesso a queste pagine. Per tante ragioni. Alcune riguardano il fatto che non mi piace molto parlare di me. Ed un diario, inevitabilmente, lo avrebbe fatto. Vi era poi il tenore di alcune di queste pagine. In questi 14 anni ho vissuto molte esperienze a Riesi. Incontrato tantissime persone. Molte di queste esperienze sono state belle, arricchenti, entusiasmanti. Altre più difficili, ostiche, complesse. Da giornalista non ho mai perso il vizio della "cronaca". Perciò il mio diario era ed è ricco di particolari, nomi, avvenimenti, orari, luoghi. Alla fine il compromesso trovato con chi mi chiedeva questo "sacrificio" e chi voleva la pubblicazione integrale del diario, è stata la scelta di alcune pagine. Nella prima bozza avevo inserito meno pagine. Le ho così date in lettura ad alcuni collaboratori riesini, che considero persone dalla schiena dritta e di pensiero corretto e autonomo, per ricevere il loro parere. Mi ha sorpreso chiedessero che aumentassi il numero di pagine dal diario anziché ridurle. Ma ho preferito al momento una edizione completa del diario di Tullio e Giò e ridotta del mio. Del resto volevo che tornasse a vivere innanzitutto quel primo diario. Quando non sarò più direttore del Servizio Cristiano non escludo la pubblicazione integrale di tutto il mio di diario. Ma vedremo....

 

Cosa e il progetto LURT?

Il Lurt è Laboratorio Umano di Rigenerazione Territoriale. Una esperienza immersiva a Riesi dove, giovani donne e uomini, studenti e professionisti provenienti da ogni parte d'Italia e d'Europa, insieme a giovani locali possono imparare a guardare e leggere il territorio a partire dalle persone: dalle loro esigenze, dalle loro difficoltà, dalla loro umanità. Diversità che si ritrovano, prospettive diverse che convergono perché Riesi possa essere immaginata come luogo del possibile e non soltanto realtà da abbandonare o da cui emigrare.

Quale è il punto di forza del vostro sistema scolastico?

Il punto di forza del nostro modello educativo, quindi anche scolastico, credo sia la visione. La visione del mondo scuola fuori dal corridoio stretto del nozionismo. I nostri programmi, pur seguendo le indicazioni ministeriali, si integrano e si modificano a seconda del contesto classe, delle esigenze e delle nuove esigenze, della dimensione umana e della prospettiva sociale che la scuola concorre a determinare. Noi riteniamo che la Riesi migliore deve ancora arrivare e che per permetterne la manifestazione bisogna accompagnare le giovani e giovanissime generazioni a pensare, ragionare, sognare nel luogo di cui fanno parte.

Quale è la nuova visione del Servizio Cristiano per i prossimi anni?

Non so se esista una nuova visione che non sia figlia della vecchia visione e, insieme, non siano parte della visione globale del Servizio Cristiano. Credo che la prospettiva dell'Agápe, dell'amore che supera ogni comprensione, e che i cristiani non possono disattendere, mentre talvolta i non credenti riescono meglio a comprendere, rimanga la visione del Servizio Cristiano. La prima e unica, dentro cui si integrano, di volta in volta, delle attualizzazioni che cambiano col tempo e con le persone. Questa visione, che deriva dall'amore per il prossimo che è frutto dell'amore e grazia di Dio per l'umanità, è il fulcro e centro di gravità permanente del Servizio Cristiano. Ed io, personalmente, nonostante i tentativi di piegarne l'orizzonte, spero vivamente rimanga questo il "luogo non ancora raggiunto" ma possibile, la visione utopica ma concretissima, del Servizio Cristiano.

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