Scrivere una foto. Il fotografo Lillo Miccichè incontra Leonardo Sciascia.

Scrivere una foto. Il fotografo Lillo Miccichè incontra Leonardo Sciascia. 

di Giuseppe Giancarlo Calascibetta


Negli ultimi anni in Italia si tende tanto a parlare di “cultura fotografica” come disciplina che studia la tecnica e la storia della fotografia da un punto di vista puramente artistico. Il fotografo diventa un artigiano dell’immagine capace di esternare il suo pensiero secondo una sua grammatica e poetica iconografica. Tra questi troviamo il fotografo siciliano Lillo Miccichè che opera da 40 anni in Sicilia e ha saputo raccontare con sapiente maestria l’umanità dietro i gesti quotidiani di uomini, donne, bambini e anziani. Uno sguardo attento ai cambiamenti sociali e antropologici della sua isola che sono stati pubblicati in varie riviste e libri di diversi editori italiani. Il suo curriculum conta di 50 mostre fotografiche, tra cui l’ultima dedicata allo scrittore Leonardo Sciascia famoso per la sua opera letteraria Il giorno della civetta.

Quando e come ti sei avvicinato alla fotografia?

La macchina fotografica è sempre stata presente a casa, mio padre comprò una Ferrania, che ancora posseggo, subito dopo la mia nascita nel 1961. L’occasione che mi diede maggiore slancio e quindi l’inizio della mia attività fotografica fu intorno ai 18-20 anni, quando cominciai a sperimentare la ricerca di qualcosa che esisteva ma che aveva bisogno di essere ricordata nel tempo, e da allora ho cercato (ammetto che lo faccio ancora oggi) di scoprire nuove situazioni che circondano la vita quotidiana.

Quali sono le tematiche che prediligi nei tuoi scatti e perché?

Inizio a fotografare i paesaggi ritenendoli (erroneamente) i soggetti più facili, ma più li fotografavo più mi rendevo conto che bisognava superare la banalità, e l’unico modo per farlo era, ed è, quello di leggere la luce, le ombre, le linee geometriche che costituisco un paesaggio. La ricerca in questo caso diventa più affascinante e più creativa. Nella composizione di una foto ho cercato di rendere presenti meno elementi possibili, per non distrarre l’occhio dell’osservatore. Dopo questa fase di studio del paesaggio, a cui ho aggiunto anche quella del territorio urbano, realizzando per altro tre pubblicazioni, ho dedicato tanti anni alla ricerca antropologica, cosa che in parte faccio ancora. Gli eventi in cui ho “pescato” sono stati le feste patronali o religiose, ma anche ludiche, dove le persone manifestano, consapevolmente, ma spesso anche inconsapevolmente, il loro modo di vivere e soprattutto di raccontare la storia del proprio territorio. Probabilmente ci accorgeremo di queste situazioni, negli anni avvenire, quando l’evolversi della quotidianità lascerà ai ricordi ciò che c’è stato, e la fotografia è un modo per mantenere vivi i ricordi.

Quali sono le tappe più importanti della tua carriera da fotografo?

Le mie tappe sono state diverse, nel senso che ho cercato di mettermi sempre in discussione, affinché la mia curiosità e voglia di scoprire ciò che mi circonda, fosse stata soddisfatta. Evidentemente quando il tuo lavoro culmina con una pubblicazione, una mostra, vuol dire che hai probabilmente seminato bene, ma soprattutto se hai l’approvazione del pubblico vuol dire che stai lavorando bene.

Foto di Lillo Miccichè 




Puoi parlarmi del tuo ultimo lavoro su Leonardo Sciascia. Come è nato?

La mostra fotografica sui Leonardo Sciascia, è l’ultimo lavoro presentato nel 2019, ed è un racconto di 60 fotografie, sui luoghi intimi e pubblici frequentati dallo scrittore, dalle case in cui ha vissuto con i familiari, alla scuola dove era stato allievo, ma anche alla scuola dove ha insegnato, al circolo di compagnia che frequentava nel suo paese natio ecc… 

Esiste una pubblicazione sui luoghi di Sciascia, realizzata quando era in vita, tale pubblicazione mi ha incuriosito e stimolato e rivedere i luoghi vissuti e fotografare gli ambienti occupati da Sciascia e ho immaginato la presenza fisica dello scrittore rendendola parte integrante di ogni singola foto. 

Ciò è stato possibile grazie ai familiari che mi hanno permesso di vedere i luoghi e le cose che gli appartenevano.  Avevo in mente di fotografare Sciascia come se fosse stato presente nelle foto. Come se egli stesso mi dicesse dove e cosa fotografare. 

Nell’epoca dei social dove siamo subissati ogni giorno da scatti fotografici, come mai in molti giovani persiste un analfabetismo funzionale nella lettura di una foto?

Questa domanda è molto interessante, e stimola a diverse osservazioni. La prima è quella che oggi i giovani che si affacciano al mondo della fotografia lo fanno con sufficienza e presunzione, dando per scontato il fatto che una macchina fotografica è in grado di fare una bella foto. Basta tenerla in mano e cliccare il pulsante di scatto. In alcuni casi fortunati, la foto riesce nitida con colori brillanti ed ecco che in 24-48 ore nasce un fotografo.

Non è così,  i giovani spesso rifiutano lo studio, la conoscenza della storia, rifiutano la lettura di saggi fotografici, e non certo di testi tecnici ma di testi che portano alla riflessione al pensare, all’osservare ciò che l’eventuale autore ci propone per poi tradurlo in fotografia. Autori come Calvino, per fare un nome, ti stimolano a pensare… ecco bisogna studiare, avere l’umiltà di riconoscere i propri limiti, andare a vedere le mostre importanti, che evidentemente non vanno copiate, ma osservate per capire come e cosa pensava il fotografo quando ha realizzato la foto. Nei giovani persiste la difficoltà non solo di leggere una foto, ma soprattutto manca la capacità di “scrivere” una foto, di materializzare un pensiero facendolo, diventare fotografia. Oggi siamo sommersi da milioni di immagini, ma nel momento in cui parliamo di fotografia il numero si riduce notevolmente, proprio perché la fotografia, come tutte le attività, non può essere limitata allo scatto e basta, ma deve necessariamente essere il risultato di un insieme di elementi fatti di studio, conoscenza, riflessione… non sarà mai la quantità di scatti che farà un aspirante fotografo capace di raccontare storie. 


Commenti

Post più popolari